Pollutri “Le fave di San Nicola” – 5 dicembre 2018

Le fave di San Nicola

Pollutri – pomeriggio/sera del 5 dicembre 2018

Cottura delle fave dalle ore 19,00

 

San Nicola di Bari, santo dei miracoli e dei doni, protettore di bimbi e fanciulle, ha la sua casa a Pollutri, nell’Abruzzo teatino, 2.208 anime affacciate al fiume Sinello, terra delle offerte o dei doni, secondo il latino polluctus (offerta) o ancora terra pianeggiante, o ricca di allevamenti secondo l’ipotesi di una derivazione greca del toponimo da polù tréfo: forse non a caso sullo stemma compare un puledro rampante.

San Nicola, Saint Nicholas, Sinterklaas, Sint Nicolaas, più conosciuto nel nord Europa come Santa Klaus (da cui pare sia derivata la tradizione di Babbo Natale), visse nel IV secolo d.C. e fu vescovo di Mira, piccolo villaggio dell’attuale Turchia, dove morì il 6 dicembre intorno all’anno 350. Pare che le sue spoglie siano state trafugate da mercanti pugliesi “per salvarle dai turchi” e trasportati a Bari, dove è sepolto. Alcune reliquie sono peraltro a Venezia e in diverse città italiane. Il suo culto in alcune regioni è molto vivo e si ricollega forse ai riti propiziatori del solstizio d’inverno – quando il sole sembra fermarsi -, con alcuni simboli legati al culto dei morti e probabilmente alle feste in onore di Saturno e al culto della dea Tacita o Muta (dea dal silenzio mortale visto che Giove le aveva fatto mozzare la lingua) che a sua volta pare abbia dato origine al culto dei Lari (gli antenati protettori del focolare che vegliavano sulla famiglia).

Festeggiare San Nicola, santo dei doni, potrebbe quindi da un lato ribadire il legame con il mondo dei morti e dell’eterno ciclo della vita (nascita, morte, rinascita), dall’altro essere il preannuncio del Natale cristiano, della nascita del Redentore che appunto nasce, muore e risorge. In questo ciclo le fave rappresentano l’elemento di congiunzione simbolico per eccellenza. Le fave nell’antichità Classica rappresentavano l’elemento della comunione con gli Invisibili, con i defunti, simboli dei morti e della loro prospera fecondità. Erano di fatto il collegamento tra i vivi e coloro che erano nell’al di là, ma anche materialmente la possibilità di reincarnazione, quindi della resurrezione.

A Pollutri per la festa di San Nicola le fave vengono bollite in grandi caldaie, distribuite e mangiate insieme ai pani. Ė notte quando il 5 dicembre, sul sagrato delle Chiesa, dopo la S.Messa e la benedizione, si accendono i fuochi delle callare piene di fave alla presenza di una folla di devoti non soltanto pollutresi. Il paesaggio di fiamme vapore e fumo ha toni infernali. Ai ragazzi si affida il fuoco, a gara di chi giunga primo alla bollitura, quando la priora e le donne del comitato incedono dalla Casa con il sale che, con il Segno della Croce, gettano nell’acqua dei paioli. La piazza attende, si anima per la distribuzione di fave e pani, che prosegue per parte della notte. L’in domani la distribuzione prosegue e la festa entra nel suo punto più alto. Il rito è il momento centrale e sacrale della vita comunitaria di Pollutri, unita in questo rito suggestivo e dalle valenze beneauguranti. (GDF)

Si ringraziano Giuseppe D’Attilio e Ludmila Ermakova per la gentile concessione delle foto